Fra aziende affezionate agli schemi di lavoro tradizionale e quelle che hanno colto al volo le nuove opportunità offerte dallo smart working, i dipendenti oscillano fra chi ha accolto di buon grado le ultime direttive, approfittando dell’agenda più flessibile per conciliare al meglio tempo libero e lavoro agile, e chi si è lasciato sopraffare dalla situazione.
Alcune organizzazione non sono state in grado di rispettare scadenze e obiettivi come in presenza, altre sono rimaste vittime dell’incapacità di trovare un equilibrio fra la vita privata e quella lavorativa.
In ogni caso, finché non si potrà tornare in ufficio, saremo costretti a convivere con il lavoro a distanza, volenti o nolenti.
Per Randall S. Peterson, direttore del Leadership Institute della London Business School, sono coloro che guidano le aziende a dover governare la situazione e a far leva sulla propria leadership, rassicurando il proprio team «empatizzando, mettendosi nei panni del proprio collaboratore, confrontandosi con lui rimanendo aperto ai suoi feedback ed alle sue proposte su come gestire il lavoro da remoto».
Il miglior modo di evitare le conseguenze del lavoro a distanza sul medio lungo termine, suggerisce ancora Peterson, consiste nel rimanere vicini ai dipendenti, così da non demotivarli. La chiave è fare leva sul senso di appartenenza dei collaboratori all’azienda, dimostrando loro appoggio e vicinanza: un team ben organizzato e motivato insieme può superare ogni difficoltà.
Per qualunque dubbio o domanda potete contattarci. I nostri consulenti potranno esservi d’aiuto a scoprire quale sia la strategia per il lavoro in remoto più adatta alla singola situazione.