Smart working e “fatica da Zoom”: come gestire efficacemente il lavoro da remoto?

Fra aziende affezionate agli schemi di lavoro tradizionale e quelle che hanno colto al volo le nuove opportunità offerte dallo smart working, i dipendenti oscillano fra chi ha accolto di buon grado le ultime direttive, approfittando dell’agenda più flessibile per conciliare al meglio tempo libero e lavoro agile, e chi si è lasciato sopraffare dalla situazione.

Alcune organizzazione non sono state in grado di rispettare scadenze e obiettivi come in presenza, altre sono rimaste vittime dell’incapacità di trovare un equilibrio fra la vita privata e quella lavorativa.

Donna che lavora da casa con bambini
Working from home

Dipendenti entusiasti e dirigenti più cauti

Secondo un rapporto del World Economic Forum, circa un terzo dei lavoratori americani potrebbe lavorare da casa e la quasi totalità di loro, ben il 98%, sarebbe disposto a lavorare a distanza in tutto o in parte per il resto della propria carriera.
I loro manager, tuttavia, sembrano meno entusiasti: nonostante l’attuale situazione sia considerata una sorta di nuova normalità da più di sei mesi, le aziende sono infatti ancora lontane dall’essersi adeguate.

Alcuni temono che l’isolamento continuato possa influire negativamente sul morale e sulla coesione dei gruppi di lavoro e, in ultima istanza, sulla produttività: non a caso, gli analisti individuano nella solitudine, nell’incapacità di staccare dal lavoro e nelle distrazioni domestiche le maggiori criticità dello smart working in rapporto ai dipendenti.

Fatica da Zoom!

Più di un quarto dei lavoratori, circa il 27%, segnala episodi sempre più frequenti di una particolare forma di “burnout”, ribattezzata “fatica da Zoom” dalla nota società di servizi di teleconferenza.
Le sindromi da burnout avrebbero coinvolto nell’ultimo periodo un numero crescente di impiegati, fino al 75%: di questi, quattro su dieci le interpretano come una diretta conseguenza della pandemia.

Secondo un recente sondaggio britannico, il 68% degli intervistati ha dichiarato di patire maggiormente lo stress lavorando da casa, mentre il 60% lavora molte più ore rispetto al periodo precedente a pandemia. I più penalizzati? I lavoratori dell’IT.
Worried and sad woman got bad news from her relatives in a cafe. Puzzled female looking at a laptop
Psychological support

Il ruolo fondamentale del Leader

In ogni caso, finché non si potrà tornare in ufficio, saremo costretti a convivere con il lavoro a distanza, volenti o nolenti.


Per Randall S. Peterson, direttore del Leadership Institute della London Business School, sono coloro che guidano le aziende a dover governare la situazione e a far leva sulla propria leadership, rassicurando il proprio team «empatizzando, mettendosi nei panni del proprio collaboratore, confrontandosi con lui rimanendo aperto ai suoi feedback ed alle sue proposte su come gestire il lavoro da remoto».



Il miglior modo di evitare le conseguenze del lavoro a distanza sul medio lungo termine, suggerisce ancora Peterson, consiste nel rimanere vicini ai dipendenti, così da non demotivarli. La chiave è fare leva sul senso di appartenenza dei collaboratori all’azienda, dimostrando loro appoggio e vicinanza: un team ben organizzato e motivato insieme può superare ogni difficoltà.


Per qualunque dubbio o domanda potete contattarci. I nostri consulenti potranno esservi d’aiuto a scoprire quale sia la strategia per il lavoro in remoto più adatta alla singola situazione.